Riporto qui sotto, così, tanto per non stare a riscriverlo ex-novo, la email che ho mandato al sindacato, per chiedere lumi in merito al comportamento che l'azienda, o meglio, un mio superiore, sta avendo con me. Buona lettura.
----------------
Gentili signori, Vi scrivo perché credo che quanto mi sta accadendo sia quanto meno poco corretto, per non dire irregolare. Devo fare una descrizione preambolare, senza la quale, penso, sia difficile capirsi.
L'azienda presso cui lavoro, con contratto a tempo indeterminato, ha in essere un contratto con un Ministero per il quale, con riferimento al servizio che offriamo nel luogo dove mi trovo e relativo al gruppo di persone nel quale sono stato collocato, dobbiamo rispettare i cosidetti "livelli di servizio". Il non rispetto di tale garanzia offerta, dà luogo al pagamento di penali.
Cosa sono questi livelli di servizio? Esistono 3 fasce di orari considerati servizi: 8.30 - 10.30 / 10.30 - 16.30 / 16.30 - 18.30.
Durante la prima fascia, o primo livello di servizio, è garantita la presenza sul luogo di lavoro, e quindi a disposizione del cliente, di almeno due risorse. Nella seconda fascia è garantita la presenza di almeno 4 persone e nella terza di almeno due persone.
La spada di Damocle della penale (€ 500 al giorno in caso di mancato rispetto della garanzia suddescritta) rende particolarmente attenti i responsabili del progetto, per quanto attiene all'organizzazione dei turni.
Tutto ciò mi è stato raccontato prima di iniziare a lavorare per questo progetto.
Quando un dipendente lavora nell'ambito di un progetto, ovvero è "allocato" su una "commessa", anziché essere "on the bench" che vuol dire "sulla panca" (ossìa nullafacente, anche se non per propria responsabilità), e settimanalmente deve compilare una sorta di rapportino delle attività svolte, utilizza un "codice commessa" (generalmente un codice alfanumerico di circa 12 caratteri) che individua esattamente cosa ha fatto e che comunica all'azienda che il dipendente è, in un certo qual modo, "attivo", che non è "sulla panca", insomma. Oltre a questo permette all'azienda di fatturare le giornate di lavoro di quella risorsa, a un cliente ben preciso.
Ora io sono stato convocato dal mio diretto superiore presso una sede del ministero per sostituire una collega che da un momento all'altro sarebbe andata in maternità. Qui, per i motivi suddetti, sono organizzati in una "squadra" di 8 persone e i turni di cui parlavo più in alto, sono distribuiti mensilmente a rotazione.
Mi fu spiegato che finché la collega incinta avesse continuato a recarsi al lavoro, io avrei dovuta affiancarla per "imparare" il lavoro per poi sostituirla degnamente e solo da quel momento avrei potuto utilizzare il codice commessa nella compilazione del rapporto settimanale.
Ora la collega in stato interessante ha iniziato la sua maternità lunedì della settimana scorsa (16 giugno) ma non mi è stato dato l'ok per quanto riguarda l'inserimento del codice commessa. Devo continuare a inserire il codice relativo alla modalità "on the bench". Perché? Mistero.
Torno indietro di qualche settimana: dal 12 al 22 maggio inclusi sono rimasto a casa in quanto malato. Nove giorni lavorativi. Soffro di cefalea a grappolo episodica e nove giorni di malattia non hanno risolto il problema.
Ho spiegato fin dalle prime avvisaglie, dai primi violenti attacchi di cefalea, che sarei rimasto a casa per svariati giorni, di non poterli quantificare e, quindi, di non contare su di me, almeno a breve scadenza, per la turnazione. E' dal 1999 che soffro di questa patologìa e ogni anno (perché arriva sempre in questo periodo di cambio stagione) questi attacchi mi arrivano ogni notte, più volte a notte, per almeno un mese.
L'ho spiegato, ripetuto, più volte, visto che colui che si occupa del coordinamento delle risorse, ogni giorno mi inviava un sms per chiedermi se potessi venire al lavoro il giorno successivo.
Malgrado tutto, proprio perché sensibile alla questione dei turni e mosso da un certo senso di responsabilità che sentivo nei riguardi degli altri colleghi turnisti, benché ancora sotto forte stress da mancanza di sonno notturno regolare, ripetuto e perdurante, dovuto ai forti attacchi di cefalea, ho ricominciato a recarmi al lavoro e, con una certa sofferenza, a rispettare i turni che via via mi venivano assegnati.
Ieri sono stato convocato del mio responsabile per sentirmi dire quanto segue: vista l'importanza estrema di garantire i livelli di servizio, e vista la patologìa (cefalea a grappolo) che mi ha tenuto a casa per ben 9 giorni, è evidente che io ho "problemi fisici" (sic!) e che non sono adatto per questo ruolo. Sono a tutti gli effetti "inaffidabile". Di conseguenza sono ipso facto estromesso dal progetto e posso comunque restare qui per essere utile a tutta la squadra "viste le mie capacità tecniche e la mia esperienza" ma non posso risultare effettivo sulla commessa (ergo, devo continuare a usare il codice "on the bench" nella compilazione del rapporto settimanale). Almeno questo è ciò che auspica il responsabile di progetto. In alternativa posso scegliere di partecipare a un "reskilling" (corsi interni di aggiornamento professionale) per poter utilizzare il codice relativo (ossìa per evitare di risultare "on the bench"). Piccolo problema: il "reskilling" si svolge presso una sede fuori Roma.
La domanda è: può un'azienda demansionare e dequalificare un dipendente perché sofferente di una patologìa che di tanto in tanto (una volta l'anno) lo fa stare a casa? Può giudicarlo inaffidabile per questo? Non so, ma io sento puzza di discriminazione e anche un po' di mobbing.