Ed ecco che, come il Ghibli sulle dune, una voce giunge di lontano...
Ciao Lety,
vedo, capisco, comprendo e condivido la tua/mia/nostra/vostra/loro sofferenza canicolo/appiccicosa di questa funesta estate da dimenticare...
Spero nelle prossime vacanze.
Ebbene sÃ, Sabato parto e mi uniró alle giá sin troppo nutrite schiere di vacanzieri unite dall'imbecillitá delle partenze intelligenti che ti fanno ritrovare in coda sul Mugello giá alle 3:00 del mattino, ma poi, dopo solo 15-18-20 ore di viaggio, l'agognata meta, il campeggio Calabro dove mi attende la tenda che deve tendere a tendersi (se m'intendi)...
Mi vedo giá la scena:
Axel che, dopo 15 minuti netti dalla partenza, comincia a chiedermi: "Quando Arriviamo Papá?"
Meky che, mentre ancora stó caricando il bagagliaio (con gli occhi cisposi di chi un buon sonno se l'é dimenticato da mesi) giá russerá riversa sul suo sedile trasformato in sdraio da viaggio.
La coda infernale che giá ti impedisce di uscire dal Garage e la prospettiva di aver giá finito tutto il repertorio di bestemmie ed improperi prima ancora di avere raggiunto la tangenziale (15 Km su 1.300)
E tutto questo per giungere lá, dove appena dopo aver montato la tenda (da solo, utilizzando piedi e mani a mó di Koala obeso) mi schianteró al suolo e, dimentico di protezioni solari et similia, mi provocheró ustioni del 3-4-5 grado nel giro di 1/4 d'ora (trasformandolo in 3/4 d'IRA) compromettendo il resto del meritato riposo del guerriero...
Odio l'Estate.
Odio le umane Foche (ho scritto fOche) accatastate sui litorali in un indissolubile continuum di carni incollate da infingardi unguenti e olietti dal dolciastro odore di cadavere necrotico, nell'intento di guadagnarsi in 15 giorni il colorito tipico delle popolazioni caraibiche che al mare ci vivono.
Odio l'idiota inseguirsi di trenini di ragionieri panzuti al seguito di donnine in etá prepuberale, nell'insensata euforia agostiana al suono di "Chiuahua!" (che per me rimane solo il tentativo fallito della natura di incrociare un pipistrello con uno sciacallo).
Odio il gusto puerile da mentecatti allo sbando dei gavettoni di ferragosto che inevitabilemente giungono a squagliare le mie edizioni preziose (e rarissime) di libri fondamentali anche quando me ne sto rintanato in Bunker antiatomico.
Odio sentirmi costretto al confronto estetico con bagnini e semi-adolescenti iper-palestrati che nella vita non fanno altro che prepararsi allo sfoggio di questi stramaledettissimi 15 giorni di mare, quando ormai sono costretto a distendermi su almeno 5 teli spugna (visto la superficie che occupo al suolo una volta privo della contenzione imposta dagli indumenti).
Non posso far altro che parafrasare il buon vecchio indimenticabile (ed estremamente palloso) Fred Buongusto (dubbio anche nella scelta del nome d'arte):
" ... e la chiamano ESTATE..." 