Era Gennaio del 2007. Il giorno 16 moriva il mio più caro cugino. Remo si chiamava. Aveva 48 anni. Metàstasi.
Era cominciato tutto un anno prima. Con una semplice minzione. Si reca in bagno a far pipì e invece di veder "giallo" vede rosso. Sangue. Certo, un rosso diluito, ma tuttavìa un colore che impressiona. Bruciori al pene.
Va dal medico e costui lo instrada immediatamente verso lo specialista, l'urologo. Quest'ultimo, dopo un'ecografia alla vescica, lo ricovera e programma un intervento chirurgico per rimuovere un "polipo". Quando, in sala operatoria, lo "aprono" si rendono conto che la situazione è ben peggiore di quanto potessero aspettarsi e rimuovono l'intera vescica.
Sembrava tutto a posto. La prospettiva era quella di attendere circa 4 o 5 anni che poi gli avrebbero impiantato una protesi, una vescica artificiale.
Dopo un anno circa, e dopo continui controlli, di nuovo il terrore. Di nuovo una macchia scura, stavolta sulla prostata.
L'intervento chirurgico rivelerà che Remo avrebbe avuto ancora un mese di vita.
A distanza di così poco (o tanto?) tempo, ancora non mi sembra possibile che mio cugino Remo non ci sia più. Eppure.
Ma... Fast forward ==>> Venerdì scorso, 29 agosto. E' sera e vado a letto. Sono stato fuori con mia moglie e la famiglia di mio fratello. Abbiamo piluccato qualcosa presso una tavola calda che è all'interno di Parco Leonardo e non mi ha fatto bene alla pancia. Sono intollerante al lattosio e sicuramente in quel che ho deglutito vi era del burro.
Dopo mezz'ora che sono a letto ancora non dormo, mi duole l'addome (accidentaccio al burro). Mi scappa. Vado in bagno. Sangue!! Mi paralizzo un istante, un minuto, un'ora, non lo so, non so dirlo. Sto lì che guardo il fondo della tazza che è arrossato del mio sangue. Mi brucia il prepuzio. Non so cosa pensare. Cerco di allontanare da me ogni nefasto pensiero. Torno a letto. Mia moglie dorme e di sicuro non la sveglio anche se avrei tanto bisogno di lei, perché ho paura.
Dopo un'oretta mi riscappa, oppure no, ma la sensazione, forse dovuta alla paura, è che mi scappi ogni 5 minuti.
Torno in bagno. Sangue. Sangue.
Raccolgo tutta la calma di cui sono capace. Esisteranno milioni di patologie i cui sintomi sono costituiti da perdite ematiche nelle urine, dio bono.
Trascorro tutta la notte correndo in bagno ogni 15/20 minuti e riversando sangue.
Mi viene un'idea: devo scoprire di più. Bevo molta acqua. Almeno un litro ogni volta. Il sangue inizia a diminuire di molto.
Ah-ah: ti sto fregando. Maledetto. La cura dell'acqua è una cura TOTALE? Bene.
Al mattino ne produco pochissimo. Chiamo un amico urologo e sottopongo il problema. Andrea è in ferie ma mi assiste con passione ugualmente (che amico sarebbe?) Mi chiede qualche dettaglio, mi tranquillizza. Infezione alle vie urinarie. Vieni da me Lunedì pomeriggio. Sabato iperpiressia. Antibiotici. Per 3 giorni. Ok.
E' da Lunedì che faccio la spola fra casa e l'IFO. Andrea, per sicurezza e soprattutto, dico io, per quel tipo di professionalità e serietà che è piuttosto rara, mi sta facendo fare tutti i controlli per escludere al 100% che si tratti di un tumore.
Io credo che non lo sia, ormai, però... un po' di apprensione l'ho ancora.
Perché sono venuto a scrivere, a raccontare questo, qui: ho da sempre l'abitudine di parlare e raccontare a mio padre tutte le cose importanti che mi sono successe nella vita. Però stavolta, questa, non gliela posso raccontare. A Marzo u.s. ha subìto un infarto e temo si impressionerebbe troppo. Ha un carattere per il quale le cose che prende a cuore, le interiorizza e gli producono reazioni fisiche (innalzamento della pressione repentino, tanto per dirne una).
Da Marzo, purtroppo, non può più permettersi di interiorizzare troppo. E mi manca non potergli dire le cose.
Scusate.